In quella che viene celebrata annualmente, ogni seconda domenica di ottobre, come la “Giornata Nazionale per le Vittime degli Incidenti sul Lavoro“, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha proferito una verità troppo spesso dimenticata, nel nostro Paese dal vergognoso primato statistico nelle morti professionali: “La sicurezza sul lavoro è un diritto inalienabile, un investimento sul valore dell’essere umano, sul significato profondo del lavoro e sulla qualità della vita”. Nel lungo messaggio ad Antonio Di Bella, presidente dell’Anmil (l’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro), Mattarella rimarca in modo dolente i dati, diffusi dalla stessa associazione, che certificano come in Italia “ogni otto ore una persona muore sul luogo di lavoro“, con “un numero di decessi e infortuni che resta tragicamente alto anche in raffronto con quello che accade nel resto dell’Unione europea. Ciascuna vittima è un volto a cui occorre dare voce”, nell'”impegno collettivo affinché dal dolore nasca una nuova consapevolezza: la volontà comune di costruire luoghi di lavoro più sicuri, dove la vita e la dignità di ogni lavoratore siano sempre al primo posto”.

Anche per noi giornalisti e osservatori di un settore – quello delle costruzioni e dell’industria, soprattutto riguardo ai cantieri edili, alle operazioni di sollevamento e al lavoro in quota – la promozione di una cultura della sicurezza e la denuncia della sua assenza deve essere una priorità assoluta, dal momento che il fenomeno continua, anche in questo 2025, a manifestare una decisa tendenza negativa, tanto più esecrabile se contiamo i numerosi sforzi istituzionali messi in atto per combatterne la proliferazione. L’annunciato decreto sulla sicurezza nei luoghi di lavoro dovrebbe essere alle battute finali, nel confronto tra governo e parti sociali – con l’importante integrazione, nel Testo unico, dell’aspetto relativo alle violenze e alle molestie, a tutela della dignità e del benessere psicofisico della persona – ma, nell’attesa, la strage continua senza segnali di arresto, nei cantieri e nelle fabbriche.
Alla fine del 2024 sono state 1.090 le vittime sul lavoro in Italia (49 in più rispetto a dicembre 2023). Da gennaio ad agosto 2025 si contano 681 morti (148 di nazionalità straniera). Un’ecatombe che, sempre nelle parole di Mattarella, “ferisce le famiglie e la società nella sua interezza. Non è tollerabile perdere una lavoratrice o un lavoratore a causa della disapplicazione delle norme che ne dovrebbero garantire la sicurezza sul lavoro. La cultura della sicurezza deve permeare le Istituzioni, le parti sociali, i luoghi di lavoro”. Ecco, che la mobilitazione sia globale, come la denuncia chiara degli organi di informazione risulti fondamentale e dirimente nella verità dichiarata sulle responsabilità delle nostre imprese e sulla recrudescenza di un fenomeno che rimane come un’onta ancora evidente sul diritto alla dignità dei nostri lavoratori.