Le aree dove lavorano le macchine operatrici sono naturalmente soggette a un rischio di incidenti più elevato. Per questo vanno messe in atto tutte le prevenzioni e le misure di sicurezza previste dalla legge.
Alla luce degli ultimi accadimenti estivi, scrivere questo articolo in materia di sicurezza sul lavoro sembra quanto meno doveroso, vista la precarietà con cui il tema della sicurezza viene trattato in generale in Italia. Ammettiamolo pure, tutti abbiamo almeno una volta trasgredito regole che imponevano determinati comportamenti, o l’esecuzione di determinate azioni, a salvaguardia della incolumità nostra e/o altrui. È umano, ahinoi, credere di essere invulnerabili, ma è da persone intelligenti tenere a freno questo istinto con il raziocinio e il rispetto di leggi e regole che il legislatore ha scritto, conditi magari da una sana dose di buonsenso.
Tralasciando quindi ulteriori analisi di carattere generale, in questo articolo vorremmo riassumere quanto stabilito dalla legge in materia di delimitazione delle aree di lavoro delle PLE (1)per la prevenzione di infortuni e incidenti.
Va innanzitutto chiarito che il legislatore ha parlato chiaramente dell’obbligo di delimitazione di queste aree, e in più testi legislativi fin dal D.Lgs. 81/2008, più conosciuto come testo unico sulla salute e la sicurezza sul lavoro, che è andato a sostituire il D.Lgs. 626/1994. Questo già parla nello specifico delle caratteristiche che devono avere i segnali di delimitazione delle aree in questione (i colori devono essere rosso/bianco oppure giallo/nero, a strisce trasversali alternate, con inclinazione di 45°, altamente visibili) che devono risultare facilmente individuabili in qualsiasi contesto operativo.
Altro testo legislativo che supporta la delimitazione delle aree di lavoro delle PLE è l’Accordo Stato Regione del 2012 che in tema di formazione pratica per l’abilitazione all’uso in sicurezza delle PLE (punto 3.1.6) indica che nei corsi vanno trattate le tematiche della delimitazione dell’area di lavoro e della segnaletica da predisporre insieme alle tematiche sulla stabilizzazione e il livellamento.
Ora, questo affiancamento tra delimitazione dell’area e relativa segnaletica con le operazioni basilari per lavorare in sicurezza con una PLE (ossia il corretto posizionamento di stabilizzatori e il livellamento della macchina) è sintomatico di quanto l’argomento della delimitazione dell’area sia fondamentale. Senza dimenticare che in materia di segnalazione dei cantieri e delle aree di lavoro in genere interviene anche il Codice della Strada per quelli che sono i cantieri eseguiti in presenza di traffico veicolare, mentre il Decreto Interministeriale del 4 marzo 2013 sulla segnaletica stradale prevede addirittura particolari corsi di formazione per chi è deputato al posizionamento dei segnali di cui sopra.
POCHE INDICAZIONI PRECISE O POCA CONSAPEVOLEZZA?
Appare quindi subito evidente una cosa: a fronte di testi legislativi che mettono sul tavolo la questione della delimitazione delle aree di lavoro che risalgono addirittura al 2008 (dieci anni fa!) poco si è fatto concretamente.
Crediamo che una delle principali cause di questo passaggio sotto silenzio di un aspetto tanto importante sia da rilevarsi innanzitutto nella mancanza di specifiche indicazioni, da parte del legislatore, di come debba essere eseguita una corretta delimitazione.
Fatto salvo che essa va fatta, il legislatore lascia aperto tale obbligo a mille interpretazioni su come esso debba essere ottemperato. Va abbastanza da sé che tale libertà sia stata mal interpretata dal settore, che è passato dal non delimitare affatto le aree, a farlo con mezzi e strumenti poco o per niente adatti, complice probabilmente l’incapacità di comprendere l’esatta importanza di delimitare bene un’area per l’incolumità degli operatori e delle persone in genere, lo stesso tipo di sentiment che si è creato quando è entrato in vigore l’obbligo della formazione per condurre le PLE in sicurezza (il cosiddetto patentino è stato inviso per anni e ancora oggi ci sono operatori e datori di lavoro che considerano la formazione una perdita di tempo. A queste persone andrebbe detto che, forse, è meglio “perdere” qualche ora della propria vita che l’intera vita).
DI CHI È LA RESPONSABILITÀ?
Altro aspetto non indicato dal legislatore è chi è il responsabile che deve delimitare le aree di lavoro. Certo, tale indicazione parrebbe superflua in un Paese abitato da persone di buon senso, perché in generale responsabile è chiunque porta avanti un’azione perché dovrebbe pensare sempre alle sue conseguenze, tanto più un datore di lavoro e un operatore. A questi due ci sentiamo di aggiungere però i responsabili dell’eventuale azienda appaltante i lavori, gli enti pubblici nel caso di cantieri pubblici o i privati nel caso di cantieri privati (per esempio le industrie quando eseguono lavori al proprio interno).
Benché la legge non indichi chiaramente i responsabili, è bene ricordare al lettore che esistono già alcune sentenze della Cassazione in merito a incidenti mortali avvenuti con piattaforme aeree (2) che si potevano evitare con una corretta delimitazione dell’area d’intervento e che hanno ritenuto responsabili non solo datore di lavoro e operatore, ma anche il committente e, nel caso di incidente avvenuto su suolo pubblico, vigili urbani che non hanno operato i controlli e, di riflesso, il sindaco. Le condanne di tali sentenze, è giusto ricordarlo, rientrano in ambito penale: si parla di reato di omicidio colposo, lesioni colpose e quindi, in base alle condizioni al contorno della singola situazione, le pene prevedono sia sanzioni pecuniarie che la reclusione in carcere.
Inutile stare, a nostro avviso, a sottilizzare sul numero di anni di carcere che tali condanne possono comminare, perché è più utile una riflessione basata, prima ancora che sul senso civico, sul buon senso: vale la pena rischiare la prigione per non rispettare una banale regola di sicurezza? Insomma, non stiamo parlando di operazioni dai costi esorbitanti (ammesso che la vita di chicchessia possa avere un prezzo) o che richiedono per la loro esecuzione tempi lunghissimi o personale altamente qualificato.
Stiamo parlando di delimitare l’area di lavoro della PLE e del suo sbraccio, con strumenti e segnali idonei affinché tutti (colleghi, altri addetti del cantiere, pedoni e gente comune) capiscano a colpo d’occhio che quella è un’area pericolosa e che non è permesso transitarvi e/o sostarvi. Ecco quindi che il più delle volte in poco (3) tempo si possono posizionare segnali e transenne adeguati e scongiurare il pericolo di incidente e tutte le altre gravi (e irrimediabili) conseguenze.
Da ciò si deduce che la delimitazione dell’area di lavoro è un fatto non solo di obbligo di legge, ma di sensibilizzazione degli addetti del settore e di buon senso. Anche IPAF, organizzazione mondiale che promuove la sicurezza nell’utilizzo delle piattaforme, sta portando avanti azioni di sensibilizzazione sulla delimitazione e segnalazione dell’area che deve essere svolta secondo criterio per non compromettere l’incolumità delle persone.
Abbiamo citato le transenne quale mezzo idoneo per la delimitazione delle aree di lavoro. Sui motivi per cui riteniamo sia proprio la transenna lo strumento più idoneo abbiamo già più volte parlato, ma vale la pena riassumerlo: le transenne, a differenza di coni o nastri bianco/rossi, sono molto più visibili e dall’interpretazione meno aleatoria. Rappresentano, inoltre, un ostacolo fisico di dimensioni tali da dissuadere allo scavalcamento della delimitazione. Restano comunque di ingombro limitato e mobili, quindi di facile gestione in ambito cantieristico.
La transenna Fasb Tools è stata progettata proprio per risolvere l’assenza di strumenti che fossero adatti a delimitare e segnalare concretamente le aree di lavoro: il loro utilizzo riduce, infatti, notevolmente il rischio di intrusione involontaria da parte dei passanti, mantenendo comunque i requisiti necessari affinché possano essere facilmente installate e rimosse a fine lavori. Il tutto nel rispetto della “regola d’arte” e del “lavorare bene”.