Lo scenario potrebbe apparire impietoso, nel deserto economico post-pandemico causato dal Coronavirus. Eppure le letture dei dati europei rivelati dall’ERA (l’autorevole European Rental Association), che vedono il mercato del noleggio di casa nostra a -12.3% come previsione consuntiva di fine 2020, non sono in linea con il pessimismo. Affatto. I “sentiment” di alcune aziende – considerati opportunamente dal centro studi di Assodimi – vedono il mercato addirittura in positivo, con una forbice compresa tra +1% e -5%. Marco Prosperi, direttore della stessa associazione che rappresenta il noleggio italiano, ha dedicato alcune riflessioni di notevole interesse agli osservatori che abbiano l’accortezza di guardare più a fondo le dinamiche future del nostro rental market.
Qual è effettivamente la realtà del noleggio italiano, dopo la prima tempesta causata dall’attuale pandemia del Coronavirus?
Il 2020 è un anno originale per molti aspetti ma non credevo che a settembre i dati statistici delle varie fonti fossero in così forte disaccordo. Fornire i dati non è un lavoro semplice e ancor di più interpretarli. Ho la grande fortuna di avere una visione privilegiata sul mercato italiano perché posso studiare i dati completi (aggregati e anonimi) forniti dal centro studi di Assodimi, quelli di ERA e parlare con tantissime aziende di noleggio che forniscono il loro punto di vista sul mercato locale e nazionale. Anticipo che la mia visione è un po’ di parte perché sono ottimista sull’imprenditoria italiana e sulla voglia di ripartire e lavorare; ma il mio ottimismo si basa sul mercato e sui dati ottenuti fino a metà settembre per il mercato noleggio. Non mi addentro nella distribuzione, che comunque presenta dati migliori rispetto alle stime di qualche mese fa. Il 2021 è ancora incerto perché non abbiamo presenti le strategie che il sistema Italia metterà in atto utilizzando i fondi europei e non sappiamo neppure come il famoso bonus 110% si possa utilizzare più o meno agevolmente. La compagine delle aziende italiane, comunque, è composta prevalentemente da piccole e medie imprese che – seppur con il grosso problema della difficile crescita e competizione extra-nazionale – hanno il vantaggio di una gestione snella. Quindi le ripartenze appaiono veloci, il lockdown non ha sospeso completamente le attività (il 32% delle aziende ha continuato a lavorare) e le imprese, proprio per il loro dimensionamento, sono state meno soggette alle forti oscillazioni dovute al calo del PIL”.
Eppure i dati ERA sembrano implacabili. L’Italia, insieme alla Gran Bretagna, è il paese che arretra di più, con un calo del 16,3 per cento.
Il noleggio Italiano ha indici di penetrazioni ancora molto bassi rispetto a paesi come Francia e Germania (per non parlare del mercato UK, pur sofferente in questa emergenza globale). Purtroppo le crescite sono sempre modeste ma di conseguenza anche le decrescite lo sono, in special modo perché c’è tantissimo margine di ricerca per nuovi clienti che ancora non si sono avvicinati al noleggio. I driver che utilizzano il noleggio italiano sono molteplici, il principale è il mondo delle costruzioni ma non è più fondamentale come un tempo, dipendono molto dalle zone e permettono un ventaglio di clientela eterogeneo. Questa premessa per indicare come il noleggio non sia legato a doppio filo al PIL come invece accade in altre nazioni. Vedendo il mercato dall’esterno sarebbe facile la proporzione PIL in caduta libera e quindi il noleggio in caduta altrettanto libera. Ma la realtà è diversa e meno lineare, anzi in un frangente di incertezza come questa, dove il lavoro sussiste ma in maniera volatile, il cliente finale è più propenso a investimenti mirati e di piccola entità con sicurezza dei costi. Il noleggio professionale è una risposta importante con queste premesse.
Quindi i dati ERA vanno letti in modo selettivo. Qual è il suo commento sulla situazione odierna?
Alcuni servizi legati al noleggio hanno risentito in maniera negativa del periodo attuale, in particolare ci risulta un noleggio a caldo con performance deboli e alcuni settori trainanti come MMT (macchine movimento terra) e PLE (piattaforme di lavoro elevabili) con variazioni, nei mesi di lockdown, poco incoraggianti. Dalla riapertura di maggio il mercato del noleggio ha iniziato lavorare a velocità sempre più crescenti con i mesi di giugno e luglio che hanno rivelato dati molto interessanti, in alcune zone e comparti. Anche il mese di agosto che storicamente si è sempre dimostrato un periodo fiacco in relazione al fatturato, ha fatto registrare indici positivi. I numeri fornitemi dai top player del noleggio italiano fanno ben sperare in un fine anno non troppo negativo (con prospettive confortanti). La forbice media indicata è tra un pessimistico -8% e un ottimistico +5% (ma con investimenti importanti in parchi e filiali). I ‘sentiment’ dei noleggiatori medi sono anch’essi positivi; dopo mesi con fatturati crollati in modo pesante, si registrano recuperi quasi inaspettati con una forbice che dovrebbe attestarsi fra il pareggio e -5%.
Si può dire che la realtà italiana del noleggio va oltre i numeri e i grafici nudi e crudi?
La visione poco incoraggiante del mercato viene dallo studio effettuato da IHS che vede un 2020 per il noleggio italiano a -12.3% (fino a inizio settembre veniva previsto un -16.3% , relegando il nostro paese a maglia nera europea insieme al mercato UK), con un rimbalzo del +5.3% nel 2021. Mettendo insieme i vari pensieri, le aziende del noleggio italiane mediamente, dal mio punto di vista, dovrebbero chiudere il 2020 tra un interessantissimo fatturato invariato o un altrettanto valore incoraggiante di -5% (paragonandolo ad altri mercati). Non ci si dovrà spaventare quindi se a fine anno il valore anno su anno sarà sul -10% perchè per alcune realtà (con servizi particolari) e in zone particolari potrà succedere. Il lockdown è stato inesorabile in alcune aree ma paradossalmente ha permesso anche una contrazione dei costi garantendo così margini più interessanti. Visto come eravamo messi 6sei mesi fa possiamo dire che il mercato attuale è in buona salute, con numeri positivi e previsioni nel breve termine confortanti Una domanda mi sorge spontanea: chissà come sarebbe stato il 2020 senza il lockdown, dal momento che noi di Assodimi prevedevamo una forbice tra +10% e +15% per il 2020.