Lo sguardo verso l’orizzonte mondiale di Kito Weissenfels si rivolge sempre più agli Stati Uniti. Le acciaierie di Fusine in Valromana (Ud), sono il cuore delle strategie globali di Kito Corporation, la multinazionale che nel 2016 ha rilevato la storica azienda friulana dedicata alla produzione di catene e accessori (anelloni, brache e componenti per container uso offshore) destinati al mercato a stelle e strisce attraverso altre due società del gruppo nipponico – la Peerless di Wynona, nel Minnesota, dedicata al settore delle catene da sollevamento e dei prodotti per trazione, e la Harrington Hoists di Manheim, in Pennsylvania, riferimento nel campo di soluzioni lifting per l’industria.
Kito Weissenfels ha chiuso l’anno fiscale, il 31 marzo scorso, con un fatturato da 10 milioni e 200 mila euro (contro gli 8 del 2017), con 92 persone occupate effettive nello stabilimento friulano. I target per il 2020 parlano di un obiettivo di fatturato di 12 milioni di euro e l’ampliamento della pianta organica a 100 maestranze. A conferma della vocazione internazionale dell’azienda, il fatto che i ricavi sui mercati esteri sono pari all’86%. Risultati in linea con la “mission” planetaria di Kito Corporation nel suo complesso: la multinazionale conta in Asia, oltre al quartier generale di Tokyo, su altre otto sedi, mentre sono quattro le filiali tra Stati Uniti&Canada e Sud America; in Europa ha tre sedi distaccate – fra le quali quella italiana di Fusine Infine, è attiva anche una sede distaccata in Australia. “Il mercato nord americano è stato sempre molto importante per la nostra azienda e persa per circa il 20% del nostro fatturato. Le relazioni con Peerless sono di oltre una ventina d’anni, prima che Kito acquisisse tutte e due le realtà e diventassimo un’azienda unica”, ha sottolineato l’amministratore delegato di Kito Weissenfels, Raffaele Fantelli.