Riceviamo – con l’autorizzazione alla pubblicazione – un appello lanciato da un gruppo di imprenditori e figure autorevoli di primo piano nel mondo dell’economia e della cultura italiana (tra cui troviamo, tra i primi firmatari, il presidente del Centro Studi di Confedilizia e presidente onorario di Banca di Piacenza, l’avvocato Corrado Sforza Fogliani). Si tratta di un allarme critico contro la natura dei provvedimenti di politica economica che costituiscono il cuore dell’intervento di sostegno alla crisi delle imprese generata dalla pandemia legata al Coronavirus. Il titolo dell’appello – che riportiamo integralmente – ĆØ il seguente: Evitiamo che la pandemia sanitaria si traduca in pandemia statalista:
“Mentre gli operatori della sanitĆ pubblica e privata sono in prima linea contro il Covid-19 e mentre la produzione ĆØ ferma e gli italiani sono confinati nelle loro abitazioni, il governo sta predisponendo misure emergenziali che sono presentate come aiuti al sistema economico, ma che in realtĆ peggioreranno una situazione giĆ disastrosa. Uno Stato moribondo a causa dei debiti contratti negli anni passati si prepara ad aggravare la propria esposizione debitoria, ponendo le premesse per conseguenze ancora piĆ¹ tristi.
Al di lĆ delle singole misure, la filosofia di fondo degli interventi governativi ĆØ chiara: sāintende allargare la sfera dāazione del potere pubblico nella convinzione che questo possa aiutare lāeconomia. Predisporre finanziamenti pubblici a questa o quella categoria, offrire garanzie di Stato per i prestiti e assicurare altre forme di sussidio a quanti sono in difficoltĆ significa ā al di lĆ della retorica ā colpire ancor di piĆ¹ il sistema economico produttivo, che sarĆ ovviamente chiamato a pagare il prezzo di queste decisioni. Anche se gli interventi vengono presentati come se si stesse ricorrendo a una sorta di ‘manna dal cielo’, le cose non stanno cosƬ.
In sostanza, si sta predisponendo un gigantesco meccanismo di deresponsabilizzazione (gli economisti parlano di āmoral hazardā) e si sta creando una logica da ‘reddito di cittadinanza’ estesa a ogni settore, categoria e classe sociale.
Bisognerebbe muoversi in direzione opposta. Lo Stato deve infatti ritrarsi, in primo luogo rinunciando a ogni imposta diretta per il 2020. Ć indispensabile che lāapparato pubblico compia quei sacrifici necessari a far sopravvivere il sistema produttivo privato. Ć necessario che si operino tagli di spesa, che si rinunci a ogni nazionalizzazione (a partire dallāAlitalia, uno scandalo che dura da decenni), che si operi un drastico snellimento della funzione pubblica. Le risorse che sono nella disponibilitĆ dello Stato devono direttamente pervenire agli interessati, senza passare necessariamente attraverso tutto quellāarmamentario che ne ritarda lāerogazione e, soprattutto, che (passando per mille enti e un asfissiante percorso burocratico) incide pesantemente sulla consistenza degli aiuti stessi, riducendoli in modo sensibile e favorendo quel clientelismo e quella corruzione che con facilitĆ si annidano proprio negli apparati burocratici.Ā Oltre a ciĆ², bisogna disboscare la selva delle regole, perchĆ© quanti evocano il ‘boom’ successivo alla Seconda guerra mondiale dovrebbero ricordare come allora chi voleva intraprendere poteva farlo con facilitĆ : non cāerano tutte le leggi che ora impediscono ogni iniziativa, nĆ© vi era una pressione fiscale come lāattuale.
Se non si abbandonerĆ questo interventismo autoritario, sostenuto dal generale consenso delle forze politiche, il disastro economico generato dalla pandemia sanitaria non troverĆ soluzione. Non ĆØ possibile alcuna ricostruzione in unāeconomia dominata dal gioco delle lobby, da una redistribuzione costante delle risorse, da scelte che privilegiano lāoggi e sacrificano ā ancora una volta! ā le generazioni a venire. Facciamo che lo Stato lasci lavorare in pace chi vuole fare: rinunciando quanto piĆ¹ sia possibile alle imposte dirette del 2020 ed eliminando ogni norma che ora ostacola quanti intraprendono“.
Firmatari dell’appello: Carlo Lottieri, UniversitĆ di Verona;Ā Alberto Berardi, UniversitĆ di Padova; Emanuele Boffi, direttore di āTempiā; Ā Aldo Canovari, editore;Ā Raimondo Cubeddu, universitĆ di Pisa;Ā Roberto Festa, UniversitĆ di Trieste;Ā Oscar Giannino, giornalista;Ā Lorenzo Infantino, UniversitĆ LUISS di Roma; Roberta Adelaide Modugno, UniversitĆ di Roma Tre; Florindo Rubbettino, imprenditore;Ā Michele Silenzi, saggista;Ā Giorgio Spaziani Testa, avvocato; Alessandro Vitale, UniversitĆ di Milano;Ā Sergio Belardinelli, UniversitĆ di Bologna; Silvio Boccalatte, avvocato;Ā Roberto Brazzale, imprenditore;Ā Renato Cristin, UniversitĆ di Trieste; Andrea Favaro, UniversitĆ di Verona; Michele Fiorini, avvocato;Ā Alessandro Gnocchi, giornalista;Ā Antonio Masala, UniversitĆ di Pisa; Guglielmo Piombini, saggista ed editore; Corrado Sforza Fogliani, avvocato;Ā Adriano Teso, imprenditore;Ā Daniele Velo Dalbrenta, UniversitĆ di Verona.
Per ogni adesione all’appello, l’indirizzo a cui si puĆ² scrivere ĆØ il seguente: nopandemiastatalista@gmail.com.
La diffusione del presente appello avviene esclusivamente a carico di privati e non beneficia di alcun contributo pubblico o parapubblico.